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I rischi di un intervento alla tiroide

Per evitare una possibile recrudescenza della malattia, l' intervento consigliato risulta essere quello di una tiroidectomia totale.

Il rischio di lesione deriva dalla mancata identificazione del nervo, dalle anomalie anatomiche che rendono difficile la sua identificazione e il suo isolamento, e dalla coagulazione dei vasi sanguigni vicini al nervo stesso.
L'emostasi dei rami delle arterie tiroidee, che puo' essere assicurata con legature tradizionali, piu' modernamente con l'Ultracision - strumento che brucia e taglia in contemporanea - o con coagulatore bipolare, puo' provocare danni al nervo ricorrente quando viene effettuata a distanza troppo ravvicinata.

Anche la tiroidite, quando provoca una grave infiammazione della ghiandola, puo' rendere piu' difficile l'identificazione del nervo.
Senza considerare che in presenza di neoplasia ci puo' essere un interessamento dei linfonodi laterocervicali che puo' obbligare il chirurgo ad una linfoadenectomia con conseguente aumento del rischio di lesione del ricorrente: anche in questi casi l'utilizzo dell'ingrandimento ottico puo' essere importante.

Per migliorare il risultato nel lungo periodo l'intervento chirurgico persegue quindi tre obiettivi principali: eliminazione di tutto il tessuto interessato della tiroide, conservazione del nervo laringeo e conservazione delle paratiroidi, le ghiandole deputate alla secrezione del paratormone che controlla la quantita' del calcio nel sangue.